Repubblica Serenissima di Genova, XVII secolo.
Orfana di ambedue i genitori morti di peste e abbandonata a se stessa, Roberta, bella, sveglia e intelligente, sopravvive rubacchiando ed elemosinando nelle strade dell'angiporto di Genova, fidando altresì nell'aiuto di qualche concittadino, che pretende però di esserne ricompensato.
A tredici anni, con un colpo di fortuna e grazie al fatto di non essere analfabeta, ottiene un lavoro presso un Monsignore, che le affida la catalogazione di una raccolta di documenti religiosi.
Vivendo in un ambiente ecclesiastico, conosce il Cardinale della sua Diocesi, che la prende sotto la sua protezione. Dalle ricerche ordinate dal suo protettore apprende di appartenere alla famiglia patrizia genovese degli Invrea.
Avendo finora conservato la sua verginità - almeno quella "davanti" - si sente destinata a conquistarsi il favore dei potenti: sfrutta la sua bellezza e sessualità per dedicarsi alla professione di amante più o meno ufficiale di Cardinali, di Dogi e di Papi, in assenza di un preciso codice morale, ma obbedendo al principio di libera determinazione. È aiutata in questo dall'immoralità diffusa, nel suo secolo, fra i religiosi, preti e suore di ogni grado, i cui vizi erano tollerati dall'Autorità Ecclesiastica.
Alla stessa sua attività avvierà poi anche la figlia Elettra.